Chiesa della Santissima Annunziata

  Notizie generali: edificata tra il 1509 e il 1516 dal vescovo Enrico Bruno, su disegno del Bramante,
La Chiesa di Santa Maria Annunziata, situata nel cuore di Roccaverano, rappresenta uno degli esempi più significativi dell'architettura rinascimentale in Piemonte.
La sua edificazione, avviata nel 1509 su iniziativa del vescovo Enrico Bruno, nativo del luogo e figura di spicco alla corte papale di Giulio II, si concluse con la consacrazione nel 1516.
Sebbene non esistano documenti che attestino con certezza la paternità del progetto, l'armonia delle forme e l'adozione di soluzioni architettoniche innovative suggeriscono l'influenza di Donato Bramante o della sua scuola. La facciata della chiesa è caratterizzata dalla sovrapposizione di due schemi templari: uno relativo alla sola navata centrale, delimitato alla sommità da un timpano completo, e l'altro esteso all'intera larghezza della facciata, concluso sulla proiezione delle navate laterali con due semitimpani.
Questa soluzione architettonica, che ricerca un'integrazione tra esterno e interno, è stata ripresa successivamente da altri architetti rinascimentali.
L'interno, originariamente concepito con una pianta a croce greca, presenta una cupola centrale in arenaria che sovrasta l'incrocio dei bracci.
Nel XIX secolo, la struttura subì modifiche con l'aggiunta di un profondo coro absidato, alterando la configurazione originaria.
All'interno della chiesa, nella cappella a destra del presbiterio, è collocato l'altare maggiore cinquecentesco, coevo alla parrocchiale e di committenza della famiglia Bruno.
Un'iscrizione sopra i tre dischi in porfido che ornano l'altare promette l'indulgenza a chi li venera, suggerendo che Enrico Bruno li avesse donati alla parrocchiale come reliquie, forse provenienti dalla basilica costantiniana di San Pietro.
Ancora oggi, queste reliquie sono oggetto di venerazione da parte della comunità locale, secondo le antiche tradizioni.
Nel corso del XX secolo, tra il 1946 e il 1966, la chiesa fu oggetto di restauri volti a ripristinare l'aspetto originario, eliminando aggiunte successive che ne avevano alterato l'estetica.
Questi interventi, fortemente voluti dal canonico don Pompeo Ravera e sostenuti dalla comunità locale, hanno restituito all'edificio la sua purezza rinascimentale, rendendolo un autentico gioiello architettonico nel panorama piemontese. .